Bicerin piemontese

Il nome “bicerin” in dialetto piemontese significa bicchierino: ed è proprio questa la natura della bevanda di cui ci occupiamo oggi. Secondo la storia comune, il bicerin fu inventato nello storico “Caffè Al Bicerin” (che divenne omonimo in seguito) situato in Piazza della Consolata a Torino; questo caffè è uno dei più antichi d’Italia, con una fondazione che data al 1763, e ancora oggi mantiene il segreto sulle dosi che permettono di preparare il Bicerin originale. Quel che è certo sono gli ingredienti: cioccolato, caffè e crema di latte.

Il bicerin è una bevanda così celebre a Torino da essere stata riconosciuta come “bevanda tradizionale piemontese” nel 2001, entrando nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani. La ricotta originale è segreta e chi lavora al Caffè Al Bicerin deve addirittura sottoscrivere una clausola del contratto che costringe alla non divulgazione.

Tuttavia, varianti del bicerin sono tantissime e questa si avvicina parecchio:

Ingredienti:

  • 4 tazzine di espresso
  • 30 ml di latte
  • 200 gr di cioccolato fondente
  • 50 ml panna fresca
  • 25 gr zucchero

Preparate il caffè nella vostra caffettiera preferita e intanto fate sciogliere il cioccolato nel latte in un pentolino, aggiungendo lo zucchero.

Mescolate e riscaldate, e dunque versate nel bicchiere.

Aggiungete il caffè e mescolate ancora, poi ricoprite con uno strato di panna fresca. Il vostro bicerin è pronto da gustare!

Stilo

Ho ricevuto questa informazione turistica da un guida turistica, che vive in Italia da 25 anni. Stilo è una città straordinaria e unica situata nella provincia di Reggio Calabria, nell’estremo sud dell’Italia. Il pittoresco borgo dalle strette vie medievali è nella lista dei “Borghi più belli d’Italia”.

La città, fondata dai Greci, era un importante centro durante il periodo bizantino. Ci troverete una delle chiese più belle d’Italia, La Cattolica, con cinque cupole. La chiesa, con una superficie di soli 6 per 6 metri, è stata costruita dai monaci nel decimo secolo. Il tetto è costituito da cinque cupole rotonde, di cui la cupola centrale è la più grande e più alta. Le pareti della chiesa sono decorate con affreschi, parti di cui si sono conservate.

La chiesa è costruita sul fianco della montagna Monte Consolino. In cima al Monte Consolino si trovano i ruderi del castello normanno di Stilo. Parti delle mura, delle torri e della porta d’ingresso sono rimaste intatte. Dal castello si ha una bellissima vista sulla zona. Un terzo luogo di interesse sul Monte Consolino è la cappella Laura de la Pastorella. Questa chiesa di pellegrinaggio è nascosta nella parete rocciosa. I Lauriti, monaci che vivevano qui in solitudine, hanno decorato splendidamente questa piccola, unica cappella. Nella grotta sopra l’altare è appeso un quadro della pastorella Maria. A maggio molti pellegrini visitano la chiesa.

Ci sono ancora un certo numero di chiese nel villaggio. Caratteristica è San Domenico, originariamente un monastero domenicano. Un’altra chiesa al centro è la Chiesa di San Francesco. Questa chiesa è costruita nel sedicesimo secolo e ha una bella facciata barocca. L’esterno è bellissimo e presenta una scalinata suggestiva. All’interno della chiesa ci sono bellissimi affreschi realizzati da un pittore di Stilo.
Proprio di fronte alla porta della città c’è una fontana speciale con una statua di due delfini. Non lontano da qui si trova la cattedrale medievale, il Duomo di Stilo.

Stilo merita sicuramente una visita!

Kotelet op Milanese wijze

Om een traditionele Milanese kotelet te bereiden, moet de lende of karbonade van een melkkalf worden gebruikt, dat met een vleeshamer in de vorm van een zogenaamd “ olifantsoor” wordt geslagen om het daarna, volgens traditie, in boter (of in arachideolie) te bakken.

Ingrediënten

  • 1 plak kalfsvlees (karbonade met bot)
  • 1 ei
  • paneermeel naar behoefte
  • bloem naar behoefte
  • zout naar smaak
  • 300 gram geklaarde boter of 1 liter arachideolie
  • 1 citroen voor garnering

Bereiding

Snijd het uitwendige vet van de lendenen om te voorkomen dat ze tijdens het bakken krimpen. Leg de lenden op een vleesplank, neem een vleeshamer, sla hard op de lenden en plet ze zodat ze zacht en dun te worden. Doe een kopje bloem in een (diep) bord, een kopje paneermeel in een ander bord en klop de eieren los in weer een ander bord.

Bebloem eerst de kalfslapjes, haal ze dan door het losgeklopte ei en tot slot door het paneermeel, terwijl u ze goed aandrukt. Als u een dikkere en krokantere korst wilt, doe ze dan een tweede keer in het ei en de paneermeel.

Smelt de geklaarde boter in een zeer grote pan en verwarm deze goed. Bak de Milanese schnitzels een paar minuten aan elke kant tot ze mooi goudbruin zijn. U kunt ze ook in arachideolie bakken. Laat ze goed uitlekken en dep ze droog met absorberend keukenpapier.

Serveer de Milanese schnitzels gloeiend heet, vergezeld van schijfjes citroen en een lichte salade of cherrytomaatjes.

La Vigna di Leonardo da Vinci

In pochi sanno che a Milano esiste la Vigna di Leonardo da Vinci. E’ uno dei luoghi più affascinanti ed insospettabili del centro città di Milano, un’oasi di pace racchiusa tra l’arte della Casa degli Atellani e la natura rigogliosa del giardino nascosto.
 
Mentre Leonardo da Vinci si trovava a Milano, il duca Ludovico il Moro donò all’artista una vigna, in segno di riconoscimento per le mirabili opere con le quali stava abbellendo la città ducale, dal Cenacolo alla Sala delle Asse, dal monumento equestre a Francesco Sforza – poi mai realizzato – fino alla Vergine delle Rocce nella chiesa oggi distrutta di San Francesco Grande.
 
Nacque così la Vigna di Leonardo, riaperta al pubblico in occasione di Expo 2015. Si trova vicino a Santa Maria delle Grazie, nel cortile della Casa degli Atellani. Uno splendido palazzo dove antiche pitture riferibili alla scuola del Luini si mescolano con i raffinati restauri di Piero Portaluppi, autore anche di Villa Necchi Campiglio.
 
La Vigna di Leonardo, già citata nel 1498 e ampia circa 8300 metri quadri, è un antico vigneto donato da Ludovico il Moro per far sentire l’artista a casa, visto
che la famiglia di Leonardo possedeva molti vigneti in Toscana.
 
La vigna, sopravvissuta all’invasione francese come ai bombardamenti del 1943, è aperta al pubblico. Visitarla è un’esperienza unica, un viaggio tra storia, arte e natura.

Cotoletta alla Milanese

Per preparare una tradizionale cotoletta alla milanese deve essere utilizzata la lombata o la costoletta di vitello da latte, battuta con il batticarne a formare la cosiddetta “orecchia d’elefante” per poi essere fritta, secondo la tradizione, nel burro (oppure in olio di arachidi).

Ingredienti:

  • 1 fetta di carne di vitella (costoletta con osso)
  • 1 uovo
  • pangrattato qb
  • farina 00 qb
  • sale qb
  • 300 gr di burro chiarificato o 1 litro di olio di semi di arachide
  • 1 limone per servire

Preparazione:

Tagliate il grasso esterno delle lombate per evitare che si riduca durante la cottura. Prendete un batticarne, lavorate con forza le lombate sul tagliere e schiacciatele per renderle morbide e sottili. Versate una tazza di farina in un piatto, una tazza di pangrattato in un altro piatto e sbattete le uova in un altro piatto ancora.

Incominciate infarinando le fettine di vitella, passandole poi nell’uovo sbattuto e infine nel pangrattato, pressandole bene. Se volete ottenere un’impanatura più spessa e croccante, ripassatele una seconda volta nell’uovo e nel pangrattato.

Fate fondere il burro chiarificato in una padella molto larga e scaldatelo bene. Friggete le cotolette alla milanese pochi minuti per lato, fino a quando non risulteranno belle dorate. In alternativa friggetele nell’olio di arachidi. Sgocciolatele bene e asciugatele con della carta assorbente da cucina.

Servite le cotolette alla milanese ben calde, accompagnate da fette di limone e da un’insalatina leggera o pomodorini.

Venetiaanse beignets

Venetiaanse beignets (in dialect “fritoe venexiane”) zij zijn de onbetwiste koninginnen van de carnavalsperiode. Om hun oorsprong te achterhalen moeten we een paar eeuwen terug in de tijd. Al in de Zeventiende eeuw bestond er in Venetië een vereniging van 70 frituurbakkers, die elk een eigen deel van de stad hadden om hun activiteit uit te oefenen en deze ook aan hun kinderen doorgaven. In de Achttiende eeuw werden de beignets uitgeroepen tot “Nationaal dessert van de Venetiaanse Staat”; ze zaten vaak aan een spies geregen, zodat ze warm gegeten konden worden zonder dat men vette handen kreeg. Het originele recept vraagt om sultana-druiven en pijnboompitte; daarna zijn er talloze variaties ontstaan.

Ingrediënten (voor 35-40 beignets):

  • 500 gram Manitoba bloem (00 bloem)
  • 25 gram verse biergist
  • 150 gram lauwe melk
  • 80 gram boter
  • 2 grote eieren op kamertemperatuur
  • 80 gram kristelsuiker
  • 50 gram grappa of rum
  • 120 gram sultana rozijnen
  • 100 gram pijnboompitten
  • 1 vanillestokje
  • zout
  • arachideolie om te frituren
  • poedersuiker om te decoreren

Bereiding:

Om de Venetiaanse carnavalsbeignets te bereiden, los je de biergist op in een half glas lauwe melk.

Giet de bloem in de mengkom (of in een grote kom waarin je het deeg met de hand gaat kneden) en voeg de gesmolten gist, de lichtgeklopte eieren, de gesmolten koude boter, de resterende melk, de grappa of rum, de suiker, de zaadjes uit het vanillestokje en een snufje zout.

Monteer de kneedhaak en draai het deeg tot het glanzend en zacht is. Voeg dan toe de pijnboompitten en de rozijnen, die vooraf in water zijn geweekt, uitgeknepen en gedroogd.

Kneed opnieuw, om de rozijnen en pijnboompitten gelijkmatig te verdelen, en maak van het deeg een bal.

Leg deze in een kom, dek hem af met huishoudfolie en laat het 2 tot 4 uur rijzen op een warme plaats.

Als de rijstijd is verstreken, zal het deeg verdubbeld zijn. Neem er stukjes van, iets groter dan een walnoot, en bak ze in voldoende olie op een temperatuur van 170 graden.

Wanneer de beignets goed gezwollen en goudbruin zijn, haal ze er dan uit met een schuimspaan en leg ze op absorberend papier. Schik ze op een serveerschaal en bestrooi ze met poedersuiker. Serveer de Venetiaanse carnavalsbeignets als ze nog warm of lauw zijn.

Un sacco di divertimento al forno, Ada

Le canzoni più belle del Festival di Sanremo 2022

Il video del brano vincitore

Si è conclusa una delle edizioni più viste e seguite del festival della canzone italiana, che ha incoronato vincitori Mahmood & Blanco con il brano Brividi, seconda Elisa e terzo Gianni Morandi. La giovane coppia di cantanti rappresenterà l’Italia all’Eurovision, che si terrà a Torino dal 10 al 14 maggio con la conduzione di Alessandro Cattelan, Laura Pausini e Mika. 
 
Ma oltre ai vincitori, che stanno scalando le classifiche anche all’estero, quali sono le canzoni più ascoltate? I brani più ascoltati in radio sono Irama con Ovunque sarai, seguita da Ciao ciao di La Rappresentante di Lista, Insuperabile di Rkomi e Farfalle di Sangiovanni. 
 
E il testo:
 
Ho sognato di volare con te
Su una bici di diamanti
Mi hai detto, “Sei cambiato
Non vedo più la luce nei tuoi occhi”
La tua paura cos’è?
Un mare dove non tocchi mai
Anche se il sesso non è
La via di fuga dal fondo
Dai, non scappare da qui
Non lasciarmi così
Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
E pagherei per andar via
Accetterei anche una bugia
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi
Tu, che mi svegli il mattino
Tu, che sporchi il letto di vino
Tu, che mi mordi la pelle
Con i tuoi occhi da vipera
E tu, sei il contrario di un angelo
E tu, sei come un pugile all’angolo
E tu scappi da qui, mi lasci così
Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
E pagherei per andar via
Accetterei anche una bugia
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi
Dimmi che non ho ragione
E vivo dentro una prigione
E provo a restarti vicino
Ma scusa se poi mando tutto a puttane e
Non so dirti ciò che provo, è un mio limite
Per un “ti amo” ho mischiato droghe e lacrime
Questo veleno che ci sputiamo ogni giorno
Io non lo voglio più addosso
Lo vedi, sono qui
Su una bici di diamanti, uno fra tanti
Nudo con i brividi
A volte non so esprimermi
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E ti vorrei rubare un cielo di perle
E pagherei per andar via
Accetterei anche una bugia
E ti vorrei amare, ma sbaglio sempre
E mi vengono i brividi, brividi, brividi 

La più divertente e mia preferita? Il tormentone del duo La rappresentante di Lista: perfetto per ballare e cantare “Con le mani, con i piedi, ciao ciao.”

Frittelle veneziane

Le frittelle veneziane (in dialetto “fritoe venexiane”) sono le regine indiscusse del periodo carnevalesco. Per risalire alla loro origine bisogna andare indietro nel tempo di qualche secolo. Già nel ‘600 a Venezia esisteva un’associazione di 70 fritoleri, ognuno con una propria area della città per esercitare in esclusiva l’attività da tramandare ai figli.  Nel ‘700 furono proclamate “Dolce Nazionale dello Stato Veneto”. Spesso venivano infilate in uno spiedo, per mangiarle ancora calde senza ungersi le mani. La ricetta originale prevede l’uva sultanina e i pinoli, poi si sono sviluppate numerose varianti.

Ingredienti (per 35-40 frittelle):

  • 500 g di farina manitoba
  • 25 g di lievito di birra fresco
  • 150 g di latte tiepido
  • 80 g di burro
  • 2 uova grandi a temperatura ambiente
  • 80 g di zucchero semolato
  • 50 g di grappa o rum
  • 120 g di uvetta sultanina
  • 100 g di pinoli
  • 1 bacca di vaniglia
  • sale
  • olio di arachidi per friggere
  • zucchero a velo per decorare

Preparazione: 

Per preparare le frittelle di Carnevale veneziane iniziate a sciogliere il lievito di birra in mezzo bicchiere di latte tiepido. Versate la farina nella ciotola della planetaria (oppure in una ciotola capiente in cui lavorerete l’impasto a mano) e unite il lievito sciolto, le uova leggermente sbattute, il burro fuso e freddo, il latte rimasto, la grappa (o il rum), lo zucchero, i semini di vaniglia estratti dalla bacca e un pizzico di sale.

Con il gancio a uncino montato, impastate fino a ottenere un impasto lucido e morbido. Aggiungete quindi all’impasto anche i pinoli e l’uvetta, precedentemente ammollata in acqua, strizzata e asciugata. Impastate ancora per distribuire uvetta e pinoli in maniera uniforme, quindi formate una palla. Sistematela in una ciotola, coprite con pellicola e lasciate lievitare da 2 a 4 ore in un luogo tiepido.

Trascorso il tempo di lievitazione l’impasto sarà raddoppiato. Prelevatene dei pezzetti, grandi poco più di una noce, e friggeteli in olio profondo alla temperatura di 170°.

Quando le frittelle saranno belle gonfie e dorate, scolatele con una schiumarola e passatele su carta assorbente. Sistematele sul piatto da portata e spolverate con zucchero a velo. Servite le frittelle di Carnevale veneziane quando sono ancora calde o tiepide.

Taart van kikkererwtenmeel (Cecina)

Ingrediënten:

  • 250 gram kikkererwtenmeel
  • 4 gram zout
  • 750 ml. water
  • Extra vierge olijfolie
  • Snufje peper en zout

Bereiding:

Doe het kikkererwtenmeel in een ruime kom, voeg hieraan het water en het zout toe en meng dit met een garde tot een glad deeg. Bedek de kom met een bord. Meng het deeg zo nu en dan nogmaals en haal het schuim, wat zich eventueel gevormd zal hebben, weg. Laat het deeg ongeveer 4 uur rusten op kamertemperatuur (of in de warmere zone in de koelkast).

Verwarm een traditionele oven voor op 220 graden of een heteluchtoven op 200 graden.

Schenk in de tussentijd de extra vierge olijfolie in een dunne laagje van ongeveer 1 mm in een ovenschaal.  Je hebt een ovenschaal met een diameter van 40 cm nodig om een dunne en krokante taart van kikkererwten te bakken. Een rechthoekige schaal van 30X40 cm is ook prima, als die in je oven past. Als je meer van een hogere en zachtere taart houdt, neem dan een kleinere ovenschaal.

Meng het deeg nog een keer en schenk het dan in de ovenschaal. Er zal olijfolie naar boven drijven, strijk deze met een houten lepel gelijkmatig uit, maar zonder de bodem te raken, zodat deze bedekt blijft met het laagje olijfolie. Zet de schaal in de oven en bak deze in ongeveer 35-40 minuten zodat de bovenkant een goudbruine tot bijna hazelnootachtige kleur heeft. Serveer warm en versgebakken met een snufje peper uit de molen.

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