De “Wijn-tonic” is een alternatieve versie van de klassieke gin tonic, die de horeca aan het veroveren is, waar men altijd op zoek is naar een nieuwe trend. Bereid met witte wijn in plaats van gin, is dit drankje een uniek alternatief, gewaagd en verfijnd. Een combinatie, waarbij droge witte wijn en tonic een verfrissing brengen met perfect geïntegreerde aroma’s, zoals citrusvruchten, kruiden (in ons geval munt) of bosvruchten.
Ingrediënten
150 ml droge witte wijn
2-3 blaadjes verse munt
1 limoen of citroen
2-3 schijfjes komkommer
120 ml tonicwater
ijsblokjes
Bereiding
Snij de limoen of citroen in plakjes en snij de komkommer in schuine plakken.
Om het aroma het beste tot ontwikkeling te laten komen, kneus je kort met de hand de blaadjes munt en voeg ze toe aan het glas. Knijp vervolgens het sap uit de andere helft van de limoen of citroen en voeg het toe aan de andere ingrediënten.
Voeg ook de plakjes limoen en komkommer toe in het glas, vul het met de witte wijn en tonic en voeg ijsblokjes toe. Proost!!
“L’art négre? Connais pas”, rispose Picasso a un critico d’arte con impassibile faccia tosta. Ma il suo atelier era pieno di sculture e maschere africane, che lo ispirarono nell’inventare un linguaggio artistico di dirompente novità. Il Mudec di Milano prova a ricostruire la vera storia dell’attrazione del Maestro per l’arte africana, in una mostra che segue l’evoluzione del suo stile passo dopo passo. Frutto di un ambizioso progetto in collaborazione con tutti i principali musei spagnoli che possiedono le opere più importanti del maestro spagnolo, la mostra aperta fino al 30 giugno presenta dipinti, sculture, con un focus sulla genesi del rivoluzionario capolavoro delle Demoiselles d’Avignon.
L’omaggio di Milano a Picasso (che nel 2023 ha celebrato i 50 anni dalla morte) non finisce qui. Dal 20 settembre 2024 al 2 febbraio 2025 a Palazzo Reale si terrà la mostra Picasso, lo straniero che riporterà alla luce la curiosa storia della sua condizione di immigrato in Francia, dove trascorse per gran parte della vita senza mai prendere la cittadinanza. Sono circa 80 le opere attese, in un progetto costruito attorno ai temi dell’accoglienza e della relazione con l’altro.
A partire dal ponte del 25 aprile 2024, proprio nel giorno di San Marco, patrono della città, sarà obbligatorio pagare un ticket d’ingresso a Venezia. Il meccanismo prevede un pagamento iniziale di 5 euro che deve essere corrisposto da ogni persona fisica di età superiore ai 14 anni che accede alla città per una visita giornaliera. Attenzione però perché non bisognerà pagare per accedere a Venezia sempre, ma solo in quelle giornate che vengono ritenute a rischio affluenza record.
Come procedere per i pagamenti? Collegandosi all’indirizzo web https://cda.ve.it/it/ dove si può fare richiesta per ricevere il QR Code da esibire in caso di controlli. Il titolo attesterà il pagamento del contributo o la condizione di esclusione o esenzione e andrà sempre conservato. Non sono previste riduzioni, né ci saranno maggiorazioni del contributo di accesso in nessun caso. Il pagamento è richiesto solo a chi accede alla città antica e non alle isole minori, quindi non a chi si limita a visitare Murano, Burano, Lido, Pellestrina e le altre isole della laguna. Il contributo è richiesto a tutte le persone sopra i 14 anni che entreranno a Venezia che non soggiornano in un hotel nel Comune.
La 74esima edizione del Festival di Sanremo, la sesta consecutiva condotta con maestria da Amadeus, è arrivata al suo atto conclusivo dopo che le prime quattro serate hanno regalato emozioni, bellissime canzoni, polemiche e grandi dati d’ascolto. A vincere è stata Angelina Mango con La noia (scritta da Madame) secondo posto Geolier, medaglia di bronzo per Annalisa, seguono Ghali e Irama.
Angelina, nata nel 2001, è la seconda figlia del grande cantautore Mango e Laura Valente, voce dei Matia Bazar dopo l’abbandono del gruppo da parte di Antonella Ruggiero. La carriera della giovane cantante sembra inarrestabile e presto la vedremo sul palco dell’Eurovision a rappresentare l’Italia.
Quanti disegni ho fatto Rimango qui e li guardo Nessuno prende vita Questa pagina è pigra Vado di fretta E mi hanno detto che la vita è preziosa Io la indosso a testa alta sul collo La mia collana non ha perle di saggezza A me hanno dato le perline colorate Per le bimbe incasinate con i traumi Da snodare piano piano con l’età Eppure sto una Pasqua, guarda, zero drammi Quasi quasi cambio di nuovo città Che a stare ferma a me mi viene, a me mi viene La noia La noia La noia La noia Muoio senza morire, in questi giorni usati Vivo senza soffrire, non c’è croce più grande Non ci resta che ridere in queste notti bruciate Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa Ah, è la cumbia della noia, mmh È la cumbia della noia Total Ah, è la cumbia della noia È la cumbia della noia Total Quanta gente nelle cose vede il male Viene voglia di scappare come iniziano a parlare E vorrei dirgli che sto bene ma poi mi guardano male Allora dico che è difficile campare Business, parli di business Intanto chiudo gli occhi per firmare i contratti, mmh Princess, ti chiama “princess” Allora adesso smettila di lavare i piatti Muoio senza morire, in questi giorni usati Vivo senza soffrire, non c’è croce più grande Non ci resta che ridere in queste notti bruciate Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa Ah, è la cumbia della noia È la cumbia della noia Total Ah, è la cumbia della noia È la cumbia della noia Total Allora scrivi canzoni? Sì, le canzoni d’amore E non ti voglio annoiare Ma qualcuno le deve cantare Cumbia, ballo la cumbia Se rischio di inciampare almeno fermo la noia Quindi faccio una festa, faccio una festa Perché è l’unico modo per fermare, per fermare, per fermare, ah La noia La noia La noia La noia Muoio perché morire rende i giorni più umani Vivo perché soffrire fa le gioie più grandi Non ci resta che ridere in queste notti bruciate Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa È la cumbia della noia È la cumbia della noia Total Ah, è la cumbia della noia È la cumbia della noia Total
Sapevate che la carbonara è una ricetta americana, i tortellini bolognesi avevano il ripieno di pollo, il pomodoro di Pachino è stato creato in Israele? Non solo, fino alla metà del secolo scorso la maggior parte degli italiani non conosceva la pizza e in Sicilia il consumo di riso era pari a zero, con buona pace della disputa tra arancini e arancine. Insomma: tantissimi prodotti tipici italiani, gran parte dei piatti e la stessa dieta mediterranea sono buonissimi, ma le leggende di storia e sapienza che li accompagnano sono invenzioni molto più recenti, per lo più degli anni Settanta. La ricerca storica quasi sempre smentisce le origini arcaiche delle nostre specialità culinarie, facendoci scoprire che molte ricette cui attribuiamo radici antichissime…sono in realtà invenzioni recenti. Con “DOI – Denominazione di origine inventata”, Alberto Grandi, professore di “Storia dell’alimentazione” e preside del corso di laurea in “Economia e management” all’Università di Parma ha creato un podcast molto divertente e un libro autorevole, che farà arrabbiare tutti coloro che sono innamorati del grande mito della tipicità italiana.
Non è solamente uno dei brani più iconici dei Matia Bazar. Ti sento è anche un piccolo grande cult del pop elettronico italiano che negli Anni ’80 ha conquistato il pubblico internazionale, tanto da finire ai primi posti nelle classifiche in Belgio, Germania e Paesi Bassi. Un brano che ancora oggi fa venire i brividi sulla pelle, grazie alla voce meravigliosa di Antonella Ruggiero. Ti sento ha conquistato il dj francese Bob Sinclar che – da grande appassionato di Italo Disco – ha proposto una versione remixata dopo trentotto anni dall’uscita dell’originale, dopo il grande successo della sua rivisitazione di A far l’amore di Raffaella Carrà. E a voi quale versione piace di più?
Il testo
La parola non ha Né sapore, né idea Ma due occhi invadenti Petali d’orchidea Se non ha anima, anima Ti sento La musica si muove appena Ma è un fuoco che mi scoppia dentro Ti sento Un brivido lungo la schiena Un colpo che fa pieno centro Mi ami o no? Mi ami o no? Mi ami Che mi resta di me Della mia poesia Mentre l’ombra del sogno Lenta scivola via Se non ha anima, anima Ti sento Bellissima statua sommersa Seduti, sdraiati, impacciati Ti sento Atlantide, isola persa Amanti soltanto accennati Mi ami o no? Mi ami o no? Mi ami o no? Ti sento Deserto, lontano miraggio La sabbia che vuole accecarmi Ti sento Nell’aria un amore selvaggio Vorrei incontrarti Mi ami o no? Mi ami o no? Mi ami o no? Ti sento Vorrei incontrarti
Ci sono storie che vanno raccontate al cinema. La talentuosa Paola Cortellesi ce lo sta dimostrando con il suo film campione di incassi italiano C’è ancora domani.
Al suo debutto alla regia l’attrice convince, emoziona con un film sorprendente e intimo, girato completamente in bianco e nero ambientato nella Roma del dopoguerra.
Nell’italia divisa tra liberazione e i postumi della guerra, la protagonista Delia troverà il coraggio di rovesciare i piani prestabiliti e immaginare un futuro migliore, per se e la sua famiglia. Un racconto di speranza e determinazione incantevole.
Si ride, ci si commuove, si prova rabbia e sollievo. Soprattutto si applaude allo schermo, dai cinema arrivano cronache di scrosci e probabili standing ovation. Non vediamo l’ora di poterlo vedere nei cinema olandesi!
Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de La Habana, 15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985) è stato uno dei narratori che più ha plasmato la letteratura italiana contemporanea sia per le opere che per l’impegno politico e civile. L’autore cardine del secondo Novecento non è stato soltanto uno dei più grandi scrittori italiani di sempre, ma ci ha lasciato un’immensa eredità tra romanzi, racconti, fiabe, saggi e molte altre opere.
In occasione del centesimo anniversario della nascita dello scrittore, Wikipedia ha analizzato le visualizzazioni delle pagine dedicate all’autore e alle sue opere. Sul podio si trovano Il barone rampante con 90.388 visualizzazioni, Il sentiero dei nidi di ragno con 88.590 e Il visconte dimezzato con 61.587, incluso tra i primi cento tra i bestseller della classifica di Amazon. Nato a Cuba per ragioni familiari, Italo Calvino riposa nel cimitero di Castiglion della Pescaia, davanti a quel mare toscano da lui tanto amato fino agli ultimi giorni della sua vita.
Carlo Goldoni la definì “una penisola piantata nelle lagune”. Né padovana, né veneziana, né rodigina, Chioggia è un mondo a parte, incastonata a cinquanta chilometri da ciascuna delle tre città venete. In tanti la conoscono per il celebre mercato del pesce, fra i più amati e rinomati d’Italia e per i peoci (le cozze), i caparossoi (le vongole veraci) e le bevarasse (i lupini). È di diritto uno dei luoghi dove poter gustare il miglior pescato del Mare Adriatico che arriva fresco sui bragozzi, tradizionali pescherecci con le vele dipinte a mano e figure sacre riprodotte a prua. Chioggia è rinomata anche per i suoi ortaggi che grazie a caratteristiche uniche dei terreni assumono un sapore intenso, pieno, inconfondibile. Dal radicchio rosso Igp alla zucca di Chioggia, nessuna eccellenza nasce per caso e vanta anzi secoli di selezione e duro lavoro contadino.
La coltivazione della terra a Chioggia ha origine antiche. Per il radicchio ci sono documentazioni certe a partire dal 1700, quando in città esistevano diverse associazioni, tra cui la “Scuola di San Giovanni di Ortolani” che, con i suoi 544 allievi, era seconda solo a quella dei pescatori. Già Plinio il Vecchio narrava di orti lussureggianti che facevano risplendere di colori i litorali chioggiotti, così come l’uso terapeutico e alimentare delle cicorie locali. Le zone ortali si distinguevano principalmente in orti lagunari e orti litoranei con differenze sostanziali per la composizione stessa dei terreni e le difficoltà di lavorazione. La produzione degli orti lagunari era destinata al consumo locale o per i mercati vicini ed era principalmente costituita da insalate, cavolfiori, fagiolini, carciofi, piselli. Gli orti litoranei, invece, erano utilizzati soprattutto per prodotti da esportazione come patate precoci, cavolfiori, cipolle grazie al mix di sabbia e falde di acqua.
Il camper si conferma vacanza sostenibile e rigenerante, perché predilige il contatto con la natura e l’ambiente, l’esplorazione dei luoghi, l’attività fisica all’aria aperta, il relax e l’autonomia. Il trend di questo comparto turistico è continua e in inarrestabile crescita. Del resto, il turismo open air segue il boom turistico registrato dall’Italia in occasione della Pasqua, vera apertura della stagione. Ma, dove andare? Ecco tre itinerari consigliati in Friuli Venezia Giulia, Sicilia e nelle Marche.
Sportland (Friuli Venezia Giulia)
Tra falesie, laghetti, boschi e storici vigneti, si può scegliere un itinerario nord-sud da Ampezzo (Ud) a Nimis attraversando 15 Comuni che seguono sempre il Tagliamento (Villa Santina, Arta Terme, Tolmezzo, Verzegnis, Venzone, Bordano, Trasaghis, Gemona, Osoppo, Montenars, Forgaria nel Friuli, Artegna, Tarcento, Buja). Il percorso è ricco di oasi naturalistiche incontaminate: dove fare trekking, bicicletta, yoga o semplicemente respirare l’aria di montagna e quella ricca di ozono delle cascate. E tra natura e cultura carnica, è possibile immergersi nella cucina multietnica che fa tesoro delle tradizioni delle vicine Austria e Slovenia, con le rispettive contaminazioni ungheresi, boeme e perfino turche.
Aree parking camper: Ampezzo – Sosta Camper Ampezzo (con servizi, via Laucjit 6), Arta Terme (parcheggio con 5 stalli e servizi, via Nazionale 1), Venzone (parcheggio con 20 stalli, via dei Fossati), Venzone (parcheggio Scuole, via Mistruzzi 1), Trasaghis – Camping Lago dei tre comuni (via Tolmezzo 52), Trasaghis (parcheggio, strada regionale 512), Gemona – Area hotel Willy (con servizi, via Bariglaria 164), Gemona (parcheggio, via Dante Alighieri), Gemona (parcheggio con servizi, piazzale Mons. Battista Monai 1).
Una spiaggia al giorno (Marche)
140 km di lungomare dividono la pesarese Fano dall’ascolana San Benedetto del Tronto. L’itinerario è consigliato per chi vuol passare dalle coste sabbiose a quelle di sassolini che scivolano nelle acque di un Adriatico che si fa cristallino. Le tappe sono Fano, che ha il suo nome da sempre abbinato alla fortuna, Ancona che dal 387 a.C. significa gomito (Ankòn in greco) per via della sua sporgenza orografica sul mare; e poi giù per la costa a Civitanova Marche, Porto San Giorgio e San Benedetto del Tronto con la sua flotta peschereccia e il pesce a volontà sulle tavole lungo tutto il viaggio.
All’arte e alla storia di questa terra che deve molto alla sua secolare dipendenza dallo Stato Pontificio, si associano una natura rigogliosa e una cucina fatta di sapori semplici, ma intensi e ricchi di antiche tradizioni popolane: dalle focacce Cacciannanze ai Ciarimboli (salumi all’aglio e rosmarino), dalla zuppa Ciavarro ai Cutanèi, gnocchetti all’anatra, dal formaggio di fossa alle olive all’ascolana, al Mistrà che chiude ogni pasto col suo gusto amaro di anice, finocchio selvatico, arance e mele. Molti i campeggi e le aree attrezzate lungo l’intero litorale.
La via dei Fenici (Sicilia)
Chi è a Marsala non può mancare una puntata sull’isola di San Pantaleo, l’antica Mozia, prima colonia fenicia in Sicilia. Un tempo popolosa città, oggi conta una decina di abitanti e vi si arriva solo su traghetti privati che attraversano la laguna salata, le cui acque salgono nel corso della giornata. In due ore si visita praticamente tutto: siti archeologici, necropoli, museo e resti del santuario del VII secolo a.C. La via dei Fenici porta alla seconda e alla terza colonia di questo popolo mediorientale: Palermo e Solunto sul monte Catalfano. A Palermo il primo nucleo fenicio si stanziò dov’è oggi la Cattedrale: necropoli visibile nella caserma Carabinieri del quartiere Cuba.
Aree camper a Marsala città: Area attrezzata Villa Genna (Lungomare Contrada Spagnola 1), Park Camper Stagnone (attrezzato, località Stagnone), Mammacolette Park Camper (attrezzato, località Stagnone), Camping Lilybeo Village (Contrada Bambina 131 B), Beach Sibiliana (attrezzato, Contrada Fossarunza 205 z), Parcheggio Salato (attrezzato, via Colonnello Maltese), Parcheggio del museo archeologico (via Boeo), Parcheggio (via Vincenzo Florio), Area di sosta (Contrada Spagnola), Parcheggio Nautisub S. Teodoro (attrezzato, via S. Teodoro 62), Parcheggio Oro Bianco (Contrada Ettore Infersa). Molte le aree attrezzate a Palermo.