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Uno dei momenti più memorabili durante lo scorso 68esimo Festival di Sanremo non è stata una canzone, bensì l’interpretazione magistrale dell’attore Pierfrancesco Favino dell’opera “La notte poco prima della foresta”, scritta dal drammaturgo e regista teatrale francese Bernard-Marie Koltès. Si è trattato di un monologo di neanche cinque minuti dove il personaggio che recita è un uomo straniero che parla delle sue difficoltà di adattamento e dell’accoglienza che gli riservano le altre persone. L’interpretazione di Favino, che aveva già recitato il monologo in alcune serate da solista al teatro Ambra Jovinelli di Roma, è stata a detta di molti uno dei momenti più belli dell’intera serata di Sanremo. Oltre alla bravura dell’attore, erano presenti anche alcuni fatti di cronaca dell’ultimo periodo legata agli episodi di Macerata, dove si era appena tenuta una partecipata manifestazione per protestare contro i movimenti neofascisti e razzisti. Lo straniero, nel monologo, racconta la sua ricerca di un posto in cui sentirsi finalmente a casa, e dell’impossibilità di raggiungerlo. Spiega di essere stato allontanato da tutti i posti in cui aveva deciso di fermarsi: ogni volta gli è stato detto che non poteva stare lì, e che per lavorare sarebbe dovuto andare da qualche altra parte. Niente musica ed un palco al buio, un momento altissimo, che ha commosso gli spettatori di tutto il mondo, confermando ancora una volta in più lo strabiliante talento dell’attore italiano che ha spiegato di “essere innamorato di questo testo perché non dà risposte, ma crea immagini ed emozioni. Racconta una storia che riguarda tutti, il bisogno estremo degli altri, dello stare insieme e, al tempo stesso, l’insofferenza dello stare insieme”. La scelta del monologo è stato un “mettersi veramente a nudo nei confronti del pubblico: ci sono io e gli spettatori in sala”. Forse per questo mentre lo recitava aveva le lacrime agli occhi.