Come il cinema italiano racconta il più tricolore dei caffè
Il caffè più iconico è stato protagonista di numerose pellicole in scene diventate dei veri e propri cult, che raccontano la ritualità, la passione e l’ironia dello stile di vita degli abitanti del Belpaese.
Milano, 21 novembre 2024 – Ogni giorno è perfetto per celebrare il caffè espresso. Ma il 23 novembre lo è ancora di più: in questa giornata, infatti, si festeggia l’Espresso Day, una delle varianti di caffè più amate e gustate in tutto il mondo. Se è vero che ogni giorno sono oltre 3 miliardi le tazzine di caffè consumate a livello globale, la maggior parte di queste accoglie proprio il frutto del metodo di estrazione più diffuso che, come tante altre invenzioni iconiche, deve i propri natali all’Italia.
Dal brevetto del 1884 di Angelo Moriondo della prima macchina da bar in grado di estrarre un caffè rapidamente (come un treno espresso, come recitava un celebre manifesto pubblicitario del 1922) a quello del 1948 della macchina a leva che diede la caratteristica crema color nocciola, fino alle rivisitazioni più innovative dei giorni nostri, il genio e la creatività italiani hanno accompagnato l’evoluzione dell’espresso ai giorni nostri, trasformandolo in uno dei simboli più riconoscibili del Made in Italy.
Con un legame così profondo con i valori che caratterizzano il nostro lifestyle, l’espresso non poteva che essere protagonista di una delle arti che meglio ha messo in scena l’essenza stessa dell’essere italiani: il cinema. Sono numerose, infatti, le pellicole in cui questo particolare tipo di caffè è diventato protagonista alla pari degli stessi attori, in scene diventate dei veri e propri cult. La scenografia è, quasi sempre, il bar, luogo magico in cui si svolge la commedia della vita e dove si incontrano le personalità più diverse, unite dallo stesso, irrinunciabile rito della tazzina.
Sul grande schermo, il caffè è un pretesto per raccontare ideali e sentimenti: con Totò ne “La banda degli onesti”, diventa la metafora per spiegare il capitalismo a un ingenuo Peppino, con lo zucchero che si trasforma nell’ambito capitale desiderato da approfittatori e disonesti, mentre in “Vieni avanti cretino” si mescola alla discussione di una coppia, confondendo il cameriere Lino Banfi e dando vita a improbabili caffè corretti “con humour” e “con utopia”. Ma è anche lo spunto per mettere in scena altri simboli tipicamente italiani, come il tifo calcistico: nel film “Il tifoso, l’arbitro e il calciatore”, le tazzine del bar “Forza Lupi” sono rigorosamente giallorosse, per obbligare i tifosi avversari, in particolare i laziali, a baciare i colori della Roma.
Non può mancare la rappresentazione del caffè espresso come un rituale: per caricarsi prima di un lungo viaggio, come quello rocambolesco che l’emigrato Pasquale Amitrano, alias Carlo Verdone, dovrà affrontare per tornare a votare nel suo paese natale in “Bianco rosso e Verdone”, ma anche per conoscersi, come fanno i due protagonisti de “Il giorno in più”. Un’abitudine irrinunciabile e buona per tutte le tasche, da quelle con pochi spiccioli come quelle di Francesco Scianna e Ficarra in “Baaria”, che si dividono un caffè al bancone per non ordinarne uno a testa, a quelle vuote di Roberto Benigni ne “Il mostro”, che riesce a fare colazione con caffè e cornetto rubandole con scaltrezza agli altri avventori del bar.
Un’enciclopedia non basterebbe a raccontare le infinite interpretazioni che gli italiani fanno del caffè quando lo bevono al bar, ma il cinema ci ha provato in diverse occasioni, tra chi non accetta un espresso che non sia preparato a regola d’arte e che non abbia il caratteristico colore nocciola tendente al testa di moro, come Claudio Bisio in “Bar Sport”, e chi non riesce a fare a meno di abbondare con lo zucchero, nonostante lo sguardo del barista, come Paola Cortellesi in “C’è ancora domani”. Senza dimenticare le innumerevoli variazioni (marocchino, macchiato, mokacioc, con ginseng o corretto grappa) che in “Benvenuti al Nord” scoraggiano Alessandro Siani dall’ordinare un espresso in un bar di Milano, facendolo ripiegare su un bicchiere d’acqua. Perché il caffè è un’esperienza che ognuno vive a modo proprio, ma che unisce in un grande rito collettivo. Proprio come il cinema.
“Se il caffè è da sempre legato allo stile di vita italiano, l’espresso è il simbolo che più si lega anche alla nostra storia. Oltre ad averlo inventato, abbiamo saputo migliorarlo, adattarlo a nuove abitudini di consumo, rinnovarlo, senza perdere il gusto della tradizione e l’artigianalità che hanno reso grandi nel mondo le nostre aziende, dalle torrefazioni alle produttrici di macchine. Non è un caso che il 62% degli italiani lo consideri il caffè più legato allo stile di vita del Belpaese anche all’estero: bere un espresso, in ogni parte del mondo, significa ritrovare la passione, la ritualità e la gestualità che circondano da sempre questa bevanda così amata”, dichiara Michele Monzini, presidente di Consorzio Promozione Caffè, che da oltre 30 anni riunisce le principali aziende che producono e commercializzano le diverse tipologie di caffè oltre che i produttori di macchine professionali per l’Ho.Re.Ca e fornitori di attrezzatura.