Carlo Goldoni la definì “una penisola piantata nelle lagune”. Né padovana, né veneziana, né rodigina, Chioggia è un mondo a parte, incastonata a cinquanta chilometri da ciascuna delle tre città venete. In tanti la conoscono per il celebre mercato del pesce, fra i più amati e rinomati d’Italia e per i peoci (le cozze), i caparossoi (le vongole veraci) e le bevarasse (i lupini). È di diritto uno dei luoghi dove poter gustare il miglior pescato del Mare Adriatico che arriva fresco sui bragozzi, tradizionali pescherecci con le vele dipinte a mano e figure sacre riprodotte a prua. Chioggia è rinomata anche per i suoi ortaggi che grazie a caratteristiche uniche dei terreni assumono un sapore intenso, pieno, inconfondibile. Dal radicchio rosso Igp alla zucca di Chioggia, nessuna eccellenza nasce per caso e vanta anzi secoli di selezione e duro lavoro contadino.
La coltivazione della terra a Chioggia ha origine antiche. Per il radicchio ci sono documentazioni certe a partire dal 1700, quando in città esistevano diverse associazioni, tra cui la “Scuola di San Giovanni di Ortolani” che, con i suoi 544 allievi, era seconda solo a quella dei pescatori. Già Plinio il Vecchio narrava di orti lussureggianti che facevano risplendere di colori i litorali chioggiotti, così come l’uso terapeutico e alimentare delle cicorie locali. Le zone ortali si distinguevano principalmente in orti lagunari e orti litoranei con differenze sostanziali per la composizione stessa dei terreni e le difficoltà di lavorazione. La produzione degli orti lagunari era destinata al consumo locale o per i mercati vicini ed era principalmente costituita da insalate, cavolfiori, fagiolini, carciofi, piselli. Gli orti litoranei, invece, erano utilizzati soprattutto per prodotti da esportazione come patate precoci, cavolfiori, cipolle grazie al mix di sabbia e falde di acqua.
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3 itinerari per girare l’Italia in camper
Il camper si conferma vacanza sostenibile e rigenerante, perché predilige il contatto con la natura e l’ambiente, l’esplorazione dei luoghi, l’attività fisica all’aria aperta, il relax e l’autonomia. Il trend di questo comparto turistico è continua e in inarrestabile crescita. Del resto, il turismo open air segue il boom turistico registrato dall’Italia in occasione della Pasqua, vera apertura della stagione. Ma, dove andare? Ecco tre itinerari consigliati in Friuli Venezia Giulia, Sicilia e nelle Marche.
Sportland (Friuli Venezia Giulia)
Tra falesie, laghetti, boschi e storici vigneti, si può scegliere un itinerario nord-sud da Ampezzo (Ud) a Nimis attraversando 15 Comuni che seguono sempre il Tagliamento (Villa Santina, Arta Terme, Tolmezzo, Verzegnis, Venzone, Bordano, Trasaghis, Gemona, Osoppo, Montenars, Forgaria nel Friuli, Artegna, Tarcento, Buja). Il percorso è ricco di oasi naturalistiche incontaminate: dove fare trekking, bicicletta, yoga o semplicemente respirare l’aria di montagna e quella ricca di ozono delle cascate. E tra natura e cultura carnica, è possibile immergersi nella cucina multietnica che fa tesoro delle tradizioni delle vicine Austria e Slovenia, con le rispettive contaminazioni ungheresi, boeme e perfino turche.
Aree parking camper: Ampezzo – Sosta Camper Ampezzo (con servizi, via Laucjit 6), Arta Terme (parcheggio con 5 stalli e servizi, via Nazionale 1), Venzone (parcheggio con 20 stalli, via dei Fossati), Venzone (parcheggio Scuole, via Mistruzzi 1), Trasaghis – Camping Lago dei tre comuni (via Tolmezzo 52), Trasaghis (parcheggio, strada regionale 512), Gemona – Area hotel Willy (con servizi, via Bariglaria 164), Gemona (parcheggio, via Dante Alighieri), Gemona (parcheggio con servizi, piazzale Mons. Battista Monai 1).
Una spiaggia al giorno (Marche)
140 km di lungomare dividono la pesarese Fano dall’ascolana San Benedetto del Tronto. L’itinerario è consigliato per chi vuol passare dalle coste sabbiose a quelle di sassolini che scivolano nelle acque di un Adriatico che si fa cristallino. Le tappe sono Fano, che ha il suo nome da sempre abbinato alla fortuna, Ancona che dal 387 a.C. significa gomito (Ankòn in greco) per via della sua sporgenza orografica sul mare; e poi giù per la costa a Civitanova Marche, Porto San Giorgio e San Benedetto del Tronto con la sua flotta peschereccia e il pesce a volontà sulle tavole lungo tutto il viaggio.
All’arte e alla storia di questa terra che deve molto alla sua secolare dipendenza dallo Stato Pontificio, si associano una natura rigogliosa e una cucina fatta di sapori semplici, ma intensi e ricchi di antiche tradizioni popolane: dalle focacce Cacciannanze ai Ciarimboli (salumi all’aglio e rosmarino), dalla zuppa Ciavarro ai Cutanèi, gnocchetti all’anatra, dal formaggio di fossa alle olive all’ascolana, al Mistrà che chiude ogni pasto col suo gusto amaro di anice, finocchio selvatico, arance e mele.
Molti i campeggi e le aree attrezzate lungo l’intero litorale.
La via dei Fenici (Sicilia)
Chi è a Marsala non può mancare una puntata sull’isola di San Pantaleo, l’antica Mozia, prima colonia fenicia in Sicilia. Un tempo popolosa città, oggi conta una decina di abitanti e vi si arriva solo su traghetti privati che attraversano la laguna salata, le cui acque salgono nel corso della giornata. In due ore si visita praticamente tutto: siti archeologici, necropoli, museo e resti del santuario del VII secolo a.C. La via dei Fenici porta alla seconda e alla terza colonia di questo popolo mediorientale: Palermo e Solunto sul monte Catalfano. A Palermo il primo nucleo fenicio si stanziò dov’è oggi la Cattedrale: necropoli visibile nella caserma Carabinieri del quartiere Cuba.
Aree camper a Marsala città: Area attrezzata Villa Genna (Lungomare Contrada Spagnola 1), Park Camper Stagnone (attrezzato, località Stagnone), Mammacolette Park Camper (attrezzato, località Stagnone), Camping Lilybeo Village (Contrada Bambina 131 B), Beach Sibiliana (attrezzato, Contrada Fossarunza 205 z), Parcheggio Salato (attrezzato, via Colonnello Maltese), Parcheggio del museo archeologico (via Boeo), Parcheggio (via Vincenzo Florio), Area di sosta (Contrada Spagnola), Parcheggio Nautisub S. Teodoro (attrezzato, via S. Teodoro 62), Parcheggio Oro Bianco (Contrada Ettore Infersa). Molte le aree attrezzate a Palermo.
Il borgo più bello d’Italia 2023
Se siete appassionati del patrimonio artistico, delle grandi o piccole storie dei paesi italiani, amanti delle specialità culinarie o artigianali, fanatici delle escursioni o delle feste paesane, il programma tv i Borghi più belli d’Italia è perfetto per voi. La trasmissione Rai (www.rai.it/borgodeiborghi) permette di scoprire dei luoghi eccezionali, selezionati per la loro bellezza, la loro architettura o per la qualità della vita. Un viaggio televisivo pieno di curiosità attraverso l’Italia più autentica e meno conosciuta, che ogni anno
seleziona venti borghi che si sfidano per contendersi lo scettro del più bello della Penisola.
Ronciglione, in provincia di Viterbo, si è aggiudicato il concorso 2023. Il centro della Tuscia, a pochi passi dal lago di Vico, è stato scelto tra i 20 in gara, al secondo posto si è piazzato Sant’Antioco in Sardegna e al terzo Salemi in Sicilia.
Quali erano i Borghi in gara?
Casoli (Chieti) in Abruzzo
Miglionico (Matera) in Basilicata
Diamante (Cosenza) in Calabria
Cetara (Salerno) in Campania
Bagnara di Romagna (Ravenna) in Emilia-Romagna
Marano Lagunare (Udine) in Friuli-Venezia Giulia
Ronciglione (Viterbo) nel Lazio
Campo Ligure (Genova) in Liguria
Bellano (Lecco) in Lombardia
Esanatoglia (Macerata) nelle Marche
Monteroduni (Isernia) in Molise
Castagnole Delle Lanze (Asti) in Piemonte
Castro (Lecce) in Puglia
Sant’Antioco (Carbonia-Iglesias) in Sardegna
Salemi (Trapani) in Sicilia
Campiglia Marittima (Livorno) in Toscana
Bondone (Trento) in Trentino-Alto Adige
Citerna (Perugia) in Umbria
Issogne (Aosta) in Valle d’Aosta
Possagno (Treviso) in Veneto
Chi aveva vinto le edizioni precedenti?
2022 Soave (Verona)
2021 Tropea (Vibo Valentia)
2019 Bobbio (Piacenza)
2018 Gradara (Pesaro-Urbino)
2018 Petralia Soprana (Palermo)
2017 Venzone (Udine)
2016 Sambuca di Sicilia (Agrigento)
2015 Montalbano Elicona (Messina)
2014 Gangi (Palermo)
I principi di Cittaslow
Conoscete le Cittaslow? Lentezza positiva, economia circolare, resilienza, sostenibilità e cultura, giustizia sociale. Sono alcuni dei principi guida di Cittaslow, associazione che raggruppa piccoli comuni e città in tutto il mondo, fondata nel 1999 a Orvieto. L’obiettivo delle Città del Buon Vivere, il cui slogan è “innovation by tradition”, è quello di preservare lo spirito della comunità, trasmettendo memoria e conoscenza alle nuove generazioni, per renderle consapevoli del loro patrimonio culturale.
Oggi Cittaslow è un marchio di qualità presente in 88 comuni italiani, connessi a una grande rete internazionale. Un circuito di eccellenza, che vede ogni anno la realizzazione di progetti che concretamente migliorano la vita dei cittadini e del pianeta.
Si spazia dai piccoli centri con poche centinaia di abitanti, come Grumes Altavalle, Usseglio, Parrano, alle grandi città italiane come Trani, Gravina in Puglia, Belluno, Castello Cabiaglio e Abbiategrasso per citarne qualcuna.
A livello internazionale, sono ben 300 le città che hanno aderito a Cittaslow, distribuite in 33 Paesi. La maggior parte in Europa, ma anche in Canada, Usa, Brasile e Colombia, Sudafrica e Mozambico, Australia, Cina, Taiwan, Giappone e Sud Corea. Lo sapete che sono ben 10 le città slow presenti in Olanda? Sono Alphen-Chaam, Borger-Odoorn, Echt-Susteren, Eijsden-Margraten, Gulpen-Wittem, Heerde, Midden-Delfland, Peel en Maas, Vaals e Westerwolde.
https://www.cittaslow.org/network/dutch-national-network
I valori che animano e motivano le Cittaslow sono diversi, ma si possono riassumere in alcuni principi guida che sono alla base del movimento.
Il primo di questi è la lentezza positiva, che significa riappropriarsi del tempo necessario per crescere, socializzare, apprezzare la cultura, la natura e il cibo locale salutare, rispettando i ritmi naturali di ogni essere vivente. Il secondo principio è l’economia circolare. Se estrarre, produrre, utilizzare e gettare rappresenta lo schema tradizionale, questo nuovo modello implica condivisione, riutilizzo, riparazione, riciclo dei materiali per allungare il ciclo di vita dei prodotti, ridurre i rifiuti e generare ulteriore valore.
La resilienza, oggi termine abusato, già da anni rappresenta il terzo principio di Cittaslow. Mettere in valore quello che si è e quello che si ha, senza autodistruggersi: è uno dei cardini del movimento, un vero e proprio programma per il presente e il futuro. Non poteva mancare un quarto principio dedicato a sostenibilità e cultura per valorizzare il patrimonio locale, utilizzare le risorse sociali, promuovere azioni di inclusione e di responsabilità condivisa.
Infine il quinto principio, che funge anche da collante per tutti gli altri, è quello della giustizia sociale. In un mondo globalizzato e interconnesso, come quello in cui viviamo, non c’è futuro di qualità se non garantendo convivenza civile e pace tra i popoli.
Per diventare Cittaslow ogni meta deve superare uno specifico processo di certificazione. Le città aderenti sono unite dal desiderio di dare un futuro di qualità alle presenti e nuove generazioni. È una sfida globale attuale per le comunità che vogliono riconciliarsi con il pianeta, progredire e crescere in equilibrio rispettando i propri limiti, a partire dalle proprie radici, tradizioni e storia. Per maggiori informazioni www.cittaslow.it
Festival di Sanremo, vince Marco Mengoni con Due vite
Classe 1988, Marco Mengoni è nato a Ronciglione, in provincia di Viterbo, il 25 dicembre. La svolta per la sua carriera è arrivata grazie a X Factor, di cui ha vinto la terza edizione. Conquistando la finale del talent show si aggiudicò un contratto discografico con la Sony e la partecipazione al Festival di Sanremo.
Nel 2013 partecipa per la seconda volta al Festival e vince con il brano “L’essenziale” con cui rappresenta l’Italia all’Eurovision Song Contest, classificandosi settimo. Diventato un’icona del pop italiano, ha collezionato un successo dopo l’altro fino al secondo trionfo (dopo dieci anni) nella recente edizione di Sanremo 2023 con il brano Due vite. Una classica canzone melodica italiana che parla dei rapporti interpersonali e mette al centro la relazione più intima, quella con se stessi costruita grazie a diverse esperienze. Un invito a vivere e godersi realmente ogni momento, da quelli di noia, anche solo apparente, ai sentimenti più accesi, come fosse l’ultimo istante a nostra disposizione.
Testo L’Addio di Coma_Cose
Essere veri quanto può far male
Quando non è concesso litigare
Per non deludere le aspettative
Dopo sei anni di diapositive
Nel camerino il pianto cola il trucco
Restare zitti per non maledirsi
Come un silenzio che racconta tutto
La cicatrice quando togli il piercing
Davanti al mio cuore c’è una ringhiera
Sul tuo che è sempre stato uno strapiombo
Lo sai che mi è piaciuto anche caderci
Sì, però mica puoi toccare il fondo
Magari è solo questa vita strana
Con le valigie sempre mezze fatte
Magari è solo che ci si allontana
Se si vuole ciò che si combatte
E sparirò ma tu promettimi che
Potrò sempre ritornare da te
Se mi dimentico me, com’ero
Quando l’orgoglio era ancora intero
E comunque andrà
L’addio non è una possibilità
E forse arriverà davvero il giorno
In cui diventerai solo un ricordo
O ce ne andremo via come uno stormo
Che con l’autunno poi farà ritorno
Quel tempo trascorso
Non puoi cancellarlo
Ti resta sul volto
Sarò come quel fumo
Che disegna sul muro
La cornice che hai tolto
C’era una foto dove ci guardiamo
Gli occhi felici dopo i giorni brutti
Ed ogni tanto lo dimentichiamo
Ma il nostro fuoco lo hanno visto tutti
Forse diventeremo due stranieri
In viaggio su respiri più leggeri
Chissà se piloti o passeggeri
E sparirò ma tu promettimi che
Potrò sempre ritornare da te
Se mi dimentico me, com’ero
Quando l’orgoglio era ancora intero
E sparirai ma tu promettimi che
Vorrai sempre ritornare da me
Se ti dimentichi te com’eri
Quando non c’ero tra i tuoi pensieri
E comunque andrà
L’addio non è una possibilità
Non è una possibilità
Seminario di teatro in lingua italiana
Dalla vita di tutti i giorni al teatro greco
Ti segnaliamo l’interessante seminario prodotto e organizzato da Carmelinda Gentile e il Korego Theater Group Amsterdam. Avrà come tema la formazione della collettività corale, la nascita di un’entità collettiva che mette la sua individualità a servizio dell’insieme. Si approfondirà pertanto la figura del Corego, responsabile nell’antica Grecia del reclutamento degli attori coreuti tra i cittadini. E si permetterà ai partecipanti al corso di cimentarsi nello studio della tecnica corale così come accadeva nel mondo antico.
Date: 25 e 26 marzo
Orario: dalle 10 alle 14 e dalle 15 alle 18
Luogo: Pand P (Leenderweg 65, Eindhoven)
Costo: 150 euro a persona
Minimo 15, massimo 20 partecipanti
Le iscrizioni devono pervenire entro il 28 febbraio
Trieste
Trieste è una destinazione straordinaria per i suoi tesori storici, grandiose opere d’arte, il DNA multiculturale e l‘elegante carattere mitteleuropeo. Situata nell’Italia nord-orientale, è stretta tra il mare Adriatico a sud e le Alpi a nord, vicina al centro d’Europa, unita dall’acqua a tutti i paesi del Mediterraneo.
Popolare e aristocratica nello stesso tempo, possiede il fascino irresistibile delle città di confine, crocevia di mondi latini, tedeschi e slavi. La sua posizione isolata rispetto alla penisola italiana ha permesso di conservare una tipica fluidità, che si esprime nel dialetto triestino, uno strano mélange di italiano, austro-tedesco, croato e greco. Questa varietà di influenze ci si nota negli eleganti elementi architettonici sparsi in ogni angolo: guglie, cupole e rosoni raccontano la storia del sogno del multiculturalismo e della convivenza di credi e culture diverse, qui vera da secoli.
Colonizzato nel II secolo a.C. dall’Impero romano, il centro abitato fu distrutto durante le invasioni barbariche e rinasce come libero comune associato alla casa d’Asburgo nel 1382. Nel XIX secolo la monarchia era una delle grandi potenze d’Europa e Trieste il porto più importante: come prospero centro commerciale nella regione del Mediterraneo, divenne la quarta città più grande dell’Impero austro-ungarico dopo Vienna, Budapest e Praga. Il 1719 è l’anno della proclamazione di Trieste come Porto Franco, con un conseguente incremento economico, demografico e culturale. Non si trattò solo di una solo rinascita economica, perché le popolazioni portarono con se la ricchezza della cultura d’origine e della propria religione: greci, turchi, armeni, serbi, albanesi, ebrei, tedeschi, polacchi, slavi e inglesi. L’Editto di Tolleranza, emanato da Giuseppe II sul finire del Settecento garantisce infine libertà di culto alle diverse comunità religiose presenti in città. Queste eredità sono colonne portanti di Trieste, situata all’incrocio delle culture latine e sede di diversi gruppi etnici e comunità religiose.
La storia gloriosa si rispecchia in ogni suo angolo. Il porto garantisce agli operatori internazionali condizioni esclusive, potendo accogliere navi oceaniche di ogni dimensione, grazie a profondi fondali. E’ uno dei pochi porti turistici ad affacciarsi direttamente verso il cuore del fronte mare urbano: le eleganti linee dei palazzi liberty e neoclassici accolgono immediatamente i visitatori che arrivano via mare. Percorrere il lungomare è uno dei modi migliori per entrare a contatto con la città e il suo multiforme stile architettonico. L’atmosfera romantica e decadente qui sembra essere rimasta intatta, passeggiare è come fare un viaggio nel tempo. Bere un caffè è un must e un vero piacere. Gli intenditori sanno di trovarsi nella patria di marchi conosciuti in tutto il mondo come Illy e Hausbrandt. I grandi caffè triestini sono stati importanti luoghi di ritrovo per artisti, scrittori e intellettuali come il Caffè San Marco che risale al 1914, il Caffè degli Specchi, in Piazza Unità, un tempo frequentato da artisti del calibro di James Joyce e il Caffè Tommaseo, il più antico della città fondato nel 1825.
Il periodo migliore per visitare la città va da maggio ad ottobre, coincide con la stagione balneare e si conclude con la Barcolana, regata velica storica che si tiene ogni anno la seconda domenica di ottobre. Per maggiori informazioni e agenda aggiornata delle attività culturali contattare l’ufficio turistico.
La vita bugiarda degli adulti
La piattaforma streaming Netflix dal 4 gennaio metterà in onda una nuovissima serie tratta dall’omonimo libro di Elena Ferrante. La storia è ambientata negli anni 90, a Napoli, e ha per protagonista Giovanna: una ragazza di cui conosceremo l’infanzia e il difficile passaggio all’adolescenza, vissuta sull’orlo di un equilibrio precario. La nostra avrà il volto della bravissima giovane attrice esordiente Giordana Marengo. Il cast schiera anche due pesi massimi italiani: da un lato Alessandro Preziosi, nei panni del padre di Giovanna, e la strepitosa Valeria Golino nel ruolo della zia Vittoria. Pina Turco, già conosciuta come Deborah in Gomorra, interpreta invece la madre di Giovanna. Infine, nel cast figurano le giovani Azzurra Mennella e Rossella Gamba: sono Ida e Angela, due sorelle entrambe amiche di Giovanna. Dietro alla macchina da presa ci sarà Edoardo De Angelis che firma anche la sceneggiatura insieme alla stessa Ferrante e agli sceneggiatori Laura Paolucci e Francesco Piccolo.
Nel frattempo consigliamo la visione di “Odio il Natale”, prima serie natalizia in italiano della piattaforma, remake della norvegese” Natale con uno sconosciuto” di Per-Olav Sørensen. Ambientata tra Chioggia e Venezia e perfetta (specialmente per chi è single) da godersi durante le feste.
Esposizione: Jheronimus Bosch
Jheronimus Bosch (1453 – 1516) è noto in tutto il mondo per il suo linguaggio fatto di visioni oniriche e mondi curiosi, incendi, creature mostruose e figure fantastiche. Milano per la prima volta rende omaggio al grande genio fiammingo e alla sua fortuna nell’Europa meridionale con una ricchissima esposizione di opera riunite in una mostra. Fino al 12 Marzo 2023 le pochissime opere universalmente attribuite a Bosch normalmente conservate nei musei di tutto il mondo, sono esposte in un unico evento. Proprio perché così rari e preziosi, difficilmente i capolavori di questo artista lasciano i musei cui appartengono, e ancora più raramente si ha la possibilità di vederli riuniti in un’unica esposizione.
Proprio per la fragilità e la peculiarità dello stato di conservazione, alcune opere dovranno rientrare nelle loro sedi museali prima della chiusura. Si tratta delle due opere del Museo Lázaro Galdiano di Madrid (Meditazioni di San Giovanni Battista e La Visione di Tundalo) che potranno essere visitate dal pubblico fino al 12 febbraio e delle due opere prestate dalle Gallerie degli Uffizi (l’arazzo Assalto a un elefante turrito e Scena con elefante) che rimarranno in mostra fino al 29 gennaio.
L’esposizione di Palazzo Reale non è una monografica convenzionale, ma mette in dialogo capolavori tradizionalmente attribuiti al Maestro con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, in un confronto che ha l’intento di spiegare al visitatore quanto l’altro Rinascimento – non solo italiano e non solo boschiano – negli anni coevi o immediatamente successivi influenzerà grandi artisti come Tiziano, Raffaello, Gerolamo Savoldo, Dosso Dossi, El Greco e molti altri.
Sarà possibile ammirare il monumentale Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio, opera che ha lasciato il Portogallo solo un paio di volte nel corso del Novecento e l’opera monumentale proveniente dal Groeningemuseum di Bruges, il Trittico del Giudizio Finale, che originariamente faceva parte della collezione del cardinale veneziano Marino Grimani. Fondamentali per il progetto espositivo il prestito del Museo del Prado dell’opera di Bosch, Le tentazioni di Sant’Antonio, e i capolavori del Museo Lázaro Galdiano, che ha concesso la preziosa tavola del Maestro San Giovanni Battista. E ancora il Trittico degli Eremiti delle Gallerie dell’Academia di Venezia, proveniente dalla collezione del cardinale Domenico Grimani, collezionista fra i più importanti del suo tempo e tra i pochissimi proprietari di opere di Bosch in Italia.
La fama di Bosch non iniziò nelle Fiandre, dove l’artista era nato, ma in Europa meridionale. Il ‘fenomeno Bosch’ ebbe origine nel mondo mediterraneo, precisamente nella Spagna e nell’Italia del Cinquecento. Sarà proprio in Italia che il linguaggio fantastico e onirico di Bosch e dei suoi seguaci – protagonisti di un altro Rinascimento – troverà il terreno più fertile e maturo per crescere e diventare modello figurativo e culturale per quel tempo e per molte delle generazioni di artisti successive, anche a distanza di secoli.
Leggere libri italiani a Eindhoven? Mai stato così facile!
Siete alla ricerca di libri cartacei da leggere con calma? In città è possibile trovare una buona scelta di proposte a vostra disposizione. L’associazione Made in Italy ha appena allestito una piccola libreria in Strijp-S, aperta il lunedì mattina dalle 10:00 alle 13:00 e il giovedì sera dalle 17:00 alle 20:00 tramite prenotazione (madeinitalyeindhoven@gmail.com). Il servizio è completamente gratuito per gli abbonati dell’associazione; la tessera per sostenere il progetto costa 5 euro all’anno.
Per chi è invece ai primi passi e alla ricerca di libri per bambini l’associazione La Lampadina (https://www.eindhovenitalianschool.com/) possiede una straordinaria collezione divisa in 6 categorie. Inoltre propone incontri di lettura in italiano per bambini presso la biblioteca di Eindhoven. Offre corsi di lingua e cultura italiana ai bambini della zona (con uno o entrambi i genitori italiani) che abbiano dai 4 ai 12 anni.
Infine una curiosità: sapete qual è il libro italiano più letto al mondo? ‘Il nome della rosa’ di Umberto Eco. Un capolavoro del 1980, con una stima di oltre 55 milioni di copie vendute in trent’anni tradotto in più di 45 lingue. Al secondo posto ‘Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino’ di Carlo Collodi del 1881 e al terzo posto ‘Va dove ti porta il cuore’ di Susanna Tamaro.