Non sono i numeri comunicati dall’ufficio stampa a fare de l’Amica Geniale la serie più attesa dell’anno, non è il forte legame con i best-seller di Elena Ferrante, e neanche il fatto che quest’ultima abbia interagito con gli sceneggiatori garantendo agli episodi un’impronta fortemente letteraria.
A rendere L’Amica Geniale quella che gli americani definirebbero must-see tv è l’allineamento di una serie di situazioni che hanno creato il contesto in cui va in onda. Innanzitutto, c’è un percorso compiuto da Rai Fiction in questi anni: è come se tutto il lavoro svolto dalla direttrice Eleonora Andreatta si fosse naturalmente diretto, ancora prima dell’annuncio della produzione, verso un clima ideale per portare in tv la storia dell’amicizia di Elena e Lila.
Tanto criticata in passato, la fiction generalista Rai negli ultimi anni ha indubbiamente compiuto dei passi da gigante, sia sul lato produttivo che su quello rappresentativo di una realtà in cui sapersi rispecchiare. Sarebbe inesatto dire che racconto de L’Amica Geniale, con il suo lunghissimo flashback negli anni Cinquanta (che poi è la colonna portante dei libri), è il racconto del nostro Paese. Piuttosto, è il racconto di un’anima, quella italiana, e della sua evoluzione per mezzo della potentissima arma dell’istruzione. Sebbene non sia mai esplicitamente dichiarato, è questo il tema che fa da minimo comune denominatore alla storia delle due giovani protagoniste, il cui futuro trova proprio nell’istruzione e nella possibilità di studiare o meno le ramificazioni necessarie a far proseguire la trama.